Jacquemus ha installato una vending machine (alias, distributore automatico) a Parigi. La notizia non è per niente fresca, ma vale la pena di essere conosciuta e/o ricordata. Se non altro, perché non stiamo a parlare di caramelle o bibite, ma di borse di gran moda e alquanto costose.
Il famoso brand a Dicembre ha deciso di lanciare la nuova colorazione in rosa de Le Bambino Long, portando un po’ di pepe nelle abitudini di acquisto usuali.
Con la vending machine e la possibilità di avere una vetrina così ravvicinata e alla portata di tutti, Jacquemus ha dato una bella botta all’idea tradizionale di retail e di lusso.
Sintetizzerei l’operazione con questi 3 aggettivi:
- attuale. Si lega molto al concetto di social distance che siamo stati costretti a vivere con la pandemia. Da marzo del 2020 infatti, abbiamo totalmente rivoluzionato il modo di comprare affidandoci totalmente al mondo online anche per l’acquisto di beni di prima necessità. Con tutti i negozi chiusi durante i periodi più bui (o forse meglio dire “rossi”), un distributore automatico è quello che può continuare a vendere e a restare aperto.
- disruptive. Non è stato il primo, ma sicuramente Jacquemus sa come far parlare di se e non ha perso occasione di puntare su ogni strumento social, Tik Tok in primis, in grado di portare traffico (anche solo web). A proposito di questo, ti consiglio l’articolo su come le dirette Instagram abbiamo spopolato a causa del lockdowm, ecco il link.
- instagrammabile. Un angolo tutto rosa dove nessuno si è fatto problemi di alcun tipo (capito cari poliziotti 🙂 )


La Vending Machine di Jacquemus: meglio pubblicato che postato?
Non posso fare a meno di chiedermi quale sia il vero obiettivo della campagna.
Potremmo paragonarlo ad un evento, molto originale, per il lancio del prodotto Le Bambino Long e quando si lancia un prodotto, la vendita è un effetto collaterale ben accetto e cercato. Jacquemus invece si focalizza sull’esperienza, non di acquisto, ma di divertimento.
Un’esperienza di acquisto ottimale infatti, sarebbe garantita dagli standard usuali di retail, con tanto di professionista ad assisterti e divanetti in velluto dove riposare tra uno shopping e un altro.
Jacquemus invece vuole “ribaltare” il mondo del lusso e le sue regole. Il desiderio è quello di lasciare alla portata di tutti quel suo pezzo di moda. Un mondo fashion la cui democratizzazione si sta via via facendo sempre più reale.
Nonostante il primo brand a rivoluzionare l’esperienza classica di acquisto sia stato Sephora nel 2009 con i suoi distributori negli aeroporti (seguita poi anche da Uniqlo), la campagna di Jacquemus ha un quid molto più attuale. La pandemia ci ha portato infatti a rivedere l’esperienza di acquisto e a fare i conti con le famose zone rosse che, secondo il Dpcm del 4 novembre 2020, prevedono possibile il commercio al dettaglio effettuato per mezzo di distributori automatici (mentre gli esercizi commerciali sono costretti a restare chiusi).
Insomma, Jacquemus ha voluto lanciare ancora una volta il segnale della sia esistenza e apertura, messaggi che ci arrivano forti e chiari anche per la scelta dei colori così sgargianti che caratterizzano i prodotti.
Da un post su Instagram, si legge l’invito a passare e godere di questo angolo fucsia e, magari, farsi una foto e postarla.

E in effetti, io l’avrei fatto, ma vorrei sapere in quanti hanno selezionato una borsa* e pagato…
Vale di più l’emozione di una Vending machine che quella di un’assistenza professionale in boutique?
*per avere un riferimento le borse in questione variano dai 450€ ai 650€